Smart Working e Sicurezza - AIIC (Associazione Italiana esperti in Infrastrutture critiche)
SETTEMBRE 2020
Lo Smart Working, il Lavoro Agile, è – come specificato dal Mistero del Lavoro e delle Politiche Sociali - una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. In particolare, la sua applicazione in modo estensivo si è avuta durante il lockdown ed è stata mantenuta significativamente anche dopo. Lo smart working – come spiegato dal Prof. Mariano Corso del Politecnico di Milano - è un modello di organizzazione del lavoro che si basa sulla maggiore autonomia del lavoratore che, sfruttando appieno le opportunità della tecnologia, ridefinisce orari, luoghi e in parte strumenti della propria professione. È un concetto articolato, che si basa su un pensiero critico che restituisce al lavoratore l’autonomia in cambio di una responsabilizzazione sui risultati. Lo Smart Working, oltre a dare maggior flessibilità al lavoro dipendente, offre maggior attenzione all’ambiente. Permette di evitare, ad esempio, l’abbandono di particolari territori e di limitare gli spostamenti con conseguente riduzione delle emissioni di CO2. È una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato – ha evidenziato sempre il Ministero del Lavoro - dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. Lo smart working pone però rilevanti problematiche per quanto riguarda i possibili rischi per la privacy. In ossequio alle norme del GDPR, il datore di lavoro deve garantire la sicurezza dei dati trattati in modo da evitare rischi per i diritti delle persone fisiche. Deve rispettare il principio di accountability, ovvero adottare politiche e misure adeguate a garantire che il trattamento dei dati personali sia conforme ai dettami del GDPR. Il rispetto della sicurezza delle connessioni è quindi fondamentale e non può essere trascutato se si lavora da remoto, ovvero in un contesto che è senz’altro meno controllato e protetto di quello di un ufficio. Alla luce di quanto sopra esposto, e per concludere la rapida panoramica sui diversi aspetti di privacy e cybersecurity connessi al ricorso allo smart working per effetto dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, gli Avvocati Federica Lamoratta e Mario Valentini ci ricordano quanto essi richiedano una specifica focalizzazione, nonché un’apposita regolamentazione da parte del Datore di lavoro1. “Al riguardo è fondamentale per il Datore di Lavoro rivedere le proprie procedure, ovvero predisporre o integrare policy o istruzioni già esistenti ai fini del compimento delle attività sui dati in regime di lavoro agile. Inoltre, è opportuno che il Titolare predisponga moduli di formazione specifici sull’argomento, affinché gli smart worker siano pienamente consapevoli delle specifiche modalità tramite cui sono chiamati a svolgere le mansioni a distanza e dei rischi riconnessi al contesto extra-aziendale”.
In sintesi, il Titolare deve nominare un referente al quale si possa adire per esporre i propri dubbi o segnalare criticità in atto. Delocalizzare il posto di lavoro può significare, infatti, per il Datore di lavoro, perdere una significativa quota di controllo su quello che accade nella sua organizzazione, e per il lavoratore, perdere i riferimenti tipici di un contesto fisico frequentato magari per anni. Concludendo, sarà importante poter capire applicare dei migliorativi e, quindi, come si possano assecondare meglio le nuove necessità.
Alberto Traballesi